rant. come c*** si dice "rant" in italiano? aggià: sfuriata. tirata.

Con un po' di ritardo, dato che non è proprio breve - quasi due ore - mi sono guardata una puntata di questo programma di Rai Tre chiamato Presa Diretta, nello specifico la puntata chiamata Generazione Sfruttata. Mi sono sentita chiamata in causa, dato che ho 28 anni, non ho mai avuto un contratto se non a progetto e ho fatto stage assortiti per i miei studi e anche dopo. 

Ragazzi, che depressione.

Un paese sull'orlo del disastro, mi sembra, visto da fuori, e me lo chiedo da tanto. Cioè: com'è che da noi non si sono visti disordini e bailamme come in Grecia? Dove sono gli indignati in stile madrileno? Dove cacchio sono i giovani italiani, perché non si arrabbiano? Mi si dirà, sono troppo presi a sopravvivere. Beh, mica tutti. In tanti sono troppo presi a farsi l'ape, con la generosa Mancetta Maledetta che li tiene nel sonno e nella bambagia. Non sono mai stata una spaccatrice di vetrine, né una manifestante appassionata, il massimo della mia azione politica è stato fare tavolini informativi per Amnesty Italia su cose come la Birmania o le esecuzioni in Cina e negli USA, sulla violenza sulle donne, cose del genere. Però ogni tanto mi chiedo: ma come mai da noi non c'è un'incazzatura su larga scala? Sono tornata in Italia poco tempo fa, e ho sentito un sacco di cose sconfortanti e incontrato tante persone preoccupate. 

Quelli della mia fascia d'età si preoccupano perché non gli rinnovano i contratti, perché li pagano una miseria o non li pagano, perché sono troppo giovani (a 30, 32 anni??? macheccazz'), perché.
Quelli dell'età dei miei genitori si preoccupano perché hanno paura di perdere il lavoro a tre anni dalla pensione e a 54 anni chi ti prende. 
Quelli più giovani di me in tanti casi vanno a farsi i corsi di lingua perché pare che il megatrend di prendere e andare fuori dai confini della terra dei cachi continui, e si moltiplichi. Tipo mio cugino futuro ing, che guarda caso ha pensato bene di mettersi a studiare il tedesco, che non si sa mai. 

Quindi io ogni volta che torno in Italia mi sento emotivamente a casa, ma per tante cose guardo la realtà con gli occhi stralunati di una che dice: "EH?!?" E il fatto è, come dice il ristoratore italiano a Barcellona intorno alla ora e zero-sette del video che ho linkato, è che più tempo passi via da casa, più sei fuori dal nètuòrk di conoscenze che ti garantisce la sopravvivenza, e più è difficile tornare. 
Io a volte me lo chiedo: ma se non ci fosse M, io dove sarei? E se ci penso molto, molto onestamente, cercando anche di non mentire a me stessa, mi dico che forse la risposta è: non in Italia. Comunque. Perché per quanto ami la mia cultura e la mia lingua, che infatti insegno, non ho la pazienza di vivere in un paradosso, perché ho vissuto altrove, dove magari è più sonnolento e meno vibrante, ma non riesco a pensare di tornare in un ginepraio.

Io sono
a) una donna
b) ho meno di 30 anni
c) sono bionda e piuttosto procace
d) sono anche piuttosto intelligente. Modestamente.  
A parte alcuni rari campi, come quello dove già ho lavorato (da precaria) dell'insegnamento ad adulti, cioè l'unico che mi abbia mai pagato qualcosa in Italia, penso che se finissi in una delle tante piccole medie industrie che animano la nostra italica economia, verrei trattata come una porastronza. Perché sono giovane - quindi imbecille a prescindere, che in Italia s'è ragazzi fino a 40 anni - sono femmina, e quindi cazzo ci faccio al lavoro senza sculettare e che non mi azzardi a fare un figlio, e sono pure una rompicojoni, quindi non penso che avrei vita semplice. 
E se mi lamentassi di tutto ciò sarei pure una puritana, che è peggio che dire zoccola nell'italia di oggi. Minuscola volontaria. Sarei considerata una specie di femminista frigida che non si depila la patata, perché mi lamenterei della costante presenza di tetteculi per strada e in TV, per vendere tutto, e pure sul posto di lavoro, per allietare i colleghi. Ahò. Non fa per me. 

Sì. Più ci penso, più sento le notizie da casa, più vedo documentari come questo, e più capisco che anche no. L'Italia non è un paese per giòvini, a mio avviso. Per molti versi neanche l'Austria lo è, ma almeno qui tra uno smadonno e l'altro perché è freddo e buio e c'è il ghiaccio e loro sono psicorigidi e servono i diplomi pure per pulire i cessi, metto da parte un po' di soldini a fine mese, diobòno, e mi mantengo senza chiedere niente alla mamma. 

Fatemi andate a leggere la Dominque Manotti, che è meglio. E voi smettetela di votare sto cazzo di PdL, che ha rotto i coglioni. Che io sono tornata dalla Turchia tre anni fa per fermarli a spese mie e voi li avete votati lo stesso. 

GGGGHH. Io detesto Nanni Moretti, che è un bravo regista ma un tipo saccente, ma da qualche anno, miei cari compatrioti, mi fate sentire così: 


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